Oscilla il pendolo della crisi verso l’uscita, la ripresa. Documentiamo come certosini ogni segno più dell’economia. In preda a profezie auto-avveranti, come se l’euforia del passato recente non avesse insegnato molto, nascondiamo sotto il tappeto i racconti sociali della crisi. Fatta eccezione delle sceneggiature degne della società dello spettacolo. Se i vulnerabili si fanno attori della marginalità sul tetto di una fabbrica o su un’isola per diventare “famosi” si accendono le luci della tv. I microcosmi vanno per sussurri territoriali. Sia per storie di imprese che per racconti della vulnerabilità sociale che non fa spettacolo. Perché spesso non ha rappresentanza nelle corporazioni del lavoro e dell’impresa che giustamente si sono fatte sentire per tutelare i loro interessi e i loro iscritti. Leggi l’intero articolo di Aldo Bonomi (Il Sole 24 Ore, 29 agosto 2010)